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Secondo il Piano di Efficienza Energetica sugli edifici, elaborato dalla Commissione Europea, dal 2020 in poi tutti i nuovi edifici dovranno essere a “Energia Quasi Zero”. Si tratta di un obiettivo davvero molto ambizioso. Ma attenzione, la realizzazione di strutture del genere per alcuni versi esiste già da diverso tempo, ed è rappresentata dalle Passive House.
Il modello di casa passiva si sviluppa in Germania alla fine degli anni ‘80 (Passivhaus in tedesco e passive house in inglese) e fino ad oggi conta circa 40.000 progetti sparsi in tutto il mondo.
In Italia attualmente le strutture realizzate secondo questo tipo non arrivano a cento.Il termine “passiva” indica una tipologia di edifici che non richiede alcun impianto di riscaldamento tradizionale, come caldaie, termosifoni o sistemi analoghi; il calore interno in una casa passiva è ottenuto dal sole, dalle persone e dalle apparecchiature presenti, che devono essere sufficienti a fornire l’energia necessaria per il riscaldamento invernale.
Il Passive House Institute Italia (PHI) definisce il funzionamento di questo tipo di strutture come: “un sacco a pelo che ci riscalda con il calore del nostro stesso corpo”. Appunto: semplice e geniale.
Le case passive sono edifici progettati e costruiti secondo degli standard che fanno principalmente riferimento a precisi indici di consumo energetico e comfort abitativo; questi due aspetti sono vincolanti e devono essere entrambi verificati per avere la targa di certificazione finale data dal PHI. Gli standard richiesti valgono per qualsiasi tipologia edilizia dalla villetta mono familiare al condominio, fino agli uffici o scuole.C’è anche da evidenziare che l’aspetto esteriore di una casa passiva non è diverso da una di tipo “tradizionale”: gli standard non limitano la forma ovvero la composizione architettonica, ma unicamente ne definiscono i requisiti di efficienza.
Se tutto il sistema funziona bene, il fabbisogno termico per il riscaldamento e il raffrescamento saranno inferiori ai 15 kWh per mq l’anno (dieci volte meno rispetto a una casa tradizionale).Definiti gli standard che variano in rapporto alle zone climatiche, una casa passiva risulta non vincolata solo ai climi freddi e si può replicare, con alcuni accorgimenti di tipo progettuale, a qualsiasi latitudine e quindi anche nel nostro paese, che è caratterizzato da un territorio molto eterogeneo, diviso da nord a sud mediante sei diverse zone climatiche.Di seguito descriviamo almeno 8 buone ragioni per provare a sviluppare anche in Italia il modello di casa passiva.
Grazie all’alta efficienza energetica degli edifici sono drasticamente ridotte le emissioni di CO2.
Il fabbisogno energetico delle case passive permette l’utilizzo delle fonti rinnovabili non solo come integrazione, ma come provenienza principale di energia durante tutto l’anno (solare termico, fotovoltaico).> Le emissioni sono vicino allo zero
La temperatura e il calore sono equamente distribuiti in tutte le stanze con 20 gradi costanti senza variazione termica rilevante, sia sulle pareti, sia nell’ambiente; assenza di ponti termici e umidità in corrispondenza degli infissi. Salubrità dell’aria fornita tramite un sistema di ventilazione con filtraggio delle polveri e umidificazione.> Comfort significa qualità della vita
Una casa passiva è un edificio ad altissime prestazioni energetiche.
Il fabbisogno per la climatizzazione sia invernale che estiva è talmente basso che è possibile riscaldare o raffrescare l’edificio con il solo impianto di ventilazione dell’aria.> Risparmio energetico = riduzione delle emissioni
La risoluzione dei dettagli tecnologici di uso comune, ma eseguiti a regola d’arte, saranno i principali artefici della riuscita del modellopassive house e dell’efficienza complessiva della struttura. Ad esempio impiegando serramenti fortemente sigillati (in alluminio a doppia o tripla lastra di vetro con dentro un materiale termoisolante), unitamente a materiali per l’isolamento termico posati all’interno dei muri come poliuretano, lana minerale, canapa ecc.
La costruzione risulterà quindi priva di ponti termici, vale a dire un involucro in cui il calore non esce, ma si conserva all’interno e che grazie agli impianti di ventilazione con recupero di calore si potrà utilizzare per riscaldare gli ambienti senza che sia necessario l’utilizzo di termosifoni.> Isolamento termico ottimale per il recupero del calore
La qualità degli elementi costruttivi utilizzati – che inizialmente avranno un costo addizionale sulla realizzazione compreso fra il 3% e l’8% – fa sì che lapassive house abbia una durata maggiore rispetto agli edifici tradizionali. Secondo il PHI, a circa dieci anni di distanza dalla messa in opera, le strutture e le caratteristiche dei materiali utilizzati sono pressoché invariate.> Qualità che dura nel tempo
I costi iniziali, che rappresentano circa l’8% in più rispetto alla realizzazione di un edificio tradizionale, sono riassorbiti in circa dieci anni. L’investimento in componenti edilizi di qualità superiore è attenuato dall’eliminazione dei sistemi di alimentazione per il riscaldamento e raffreddamento; per di più in questo momento ci sono molti incentivi fiscali statali che aiutano gli investitori a recuperare gran parte dei costi aggiuntivi.> Costi riassorbiti nel tempo
Nella casa passiva non ci sono vincoli progettuali alla composizione architettonica, ma solo indicazioni per realizzare soluzioni tecnologiche efficaci.> Molteplicità delle soluzioni compositive
La passive house si basa su standard funzionali. Questi parametri possono essere gestiti con dei software grazie ai quali si ha un controllo oggettivo di quello che si sta facendo: il software PHPP (Passive House Planning Package), oppure la versione più evoluta Wufi Plus Passive. Requisito fondamentale è la verifica dell’ermeticità dell’involucro. Soltanto se tutti i controlli hanno esito positivo, vengono rilasciati un certificato e una targa da applicare sull’edificio.> Certezza di ottenimento degli standard
Il sistema italiano è oggettivamente uno dei meno reattivi alle novità rispetto agli altri paesi. Il primo passo da compiere per rientrare negli obiettivi comunitari e avviare nuovi investimenti nel campo dell’edilizia è prendere come riferimento quello che si è fatto fino ad oggi all’estero e svilupparlo nel nostro contesto.Ci deve essere un po’ più di fiducia da parte degli investitori che devono essere più informati riguardo ai costi/benefici del modello passive house e un impegno maggiore da parte dei professionisti del settore cui è richiesto di sviluppare nuove soluzioni abitative in una logica di ridotto impatto ambientale.
Qualità dell’abitare e valore economico delle azioni: le case passive possono rappresentare in un mercato immobiliare in crisi come quello italiano una “novità” da perseguire, un modello che può portare a buoni risultati. Così, anche per noi, il traguardo delle emissioni zero sembrerà più vicino.Raccontaci: cosa ne pensi di questo modello di abitazione? Ne avevi già sentito parlare? Condividi la tua opinione nella sezione Commenti.